Quali spazi per il vino italiano nella Gran Bretagna della Brexit?

Che il mercato britannico sia divenuto strategico per il vino italiano non è un segreto per nessuno, quel che però spesso si sottovaluta è l’effetto che la progressiva uscita dalla UE della Gran Bretagna provocherà su questo peculiare segmento economico e commerciale. Ne ha parlato al Wine2wine di Verona la Master of Wine Lynne Sheriff.

«Quello britannico è un mercato dinamico e capace di mettere insieme vini da ogni parte del mondo – ha detto la Sheriff –. Per crescere lì è necessario conoscere bene la concorrenza, cioè cosa c’è già sugli scaffali dall’Italia e dal mondo; fare molto benchmarking; studiare e analizzare le dinamiche e le tendenze di mercato; tenere conto dei trend che riguardano stili e tipologie».

In tutto questo occorre ricordare alcune cose. Ad esempio che i tre principali esportatori verso il mercato britannico sono, in ordine di importanza, Australia, Francia e Italia. Oppure che, così come accaduto Oltreoceano, anche in Gran Bretagna a partire dalla metà del 2017 sono calati i volumi delle spedizioni a fronte di una crescita dei valori dove la fascia di prezzo a bottiglia di 5-6 sterline è diventata la più rappresentativa del mercato, passando da 1,278 ad 1,432 miliardi di sterline.

Ecco perché il benchmarking diviene determinante nel capire quali segmenti possono risultare più attrattivi per i consumatori o per determinare il range di prezzo ideale. Il tutto, però, senza “svendere” il prodotto perché – come confermato dal successo dei vini francesi – se c’è un aspetto che distingue gli enofili del Regno Unito è l’apprezzamento per la qualità.

Infine, in Gran Bretagna il volume d’affari dei vini rossi è cresciuto di 55 milioni di sterline, quello dei bianchi di 40 milioni, mentre i rosati hanno perso un milione di sterline. Dei varietali i più amati tra i rossi dai wine lover sono Shiraz, Merlot e Malbec, crescono invece tra i bianchi Pinot Grigio, Chardonnay e vitigni autoctoni come il Fiano. Alla luce di questi dati e delle varietà preferite, la scelta di investire nella promozione di vitigni similari potrebbe quindi divenire strategica per raggiungere quei palati già abituati a un certo tipo di acidità o di frutto al naso.