In Finlandia il vino italiano significa tradizione, ma i giovani cercano la novità

I vini italiani sono sinonimo di tradizione per il consumatore finlandese medio, ma per conquistare la nicchia degli intenditori i produttori ora devono scommettere sulle varietà autoctone meno note. È questa l’indicazione che emerge dall’analisi di un mercato che sta soffrendo la crisi dovuta al Covid-19.

La nostra rubrica “Vini & mercati” fa tappa in Finlandia, dove incontra Luca Di Marcangelo, titolare di Italian Trade Connections. «Non bisogna sottovalutare le nuove tendenze e occorre ricordarsi che anche l’estetica delle bottiglie è fondamentale per accattivarsi i giovani», spiega da Helsinki. Dal 2011 la sua azienda organizza eventi per professionisti del mondo del vino, non solo nel paese scandinavo ma anche in Danimarca, Svezia e nei Paesi Baltici.

Concentrato sul settore wine and food, ITC è inoltre partner di diverse fiere ed istituzioni in Italia e da anni porta il meglio del Made in Italy alla fiera Messukeskus di Helsinki. Per citare Luca, “il vino è la parte divertente del lavoro!” Enora ha rivolto a lui qualche domanda sullo stato di salute delle importazioni, sulla domanda interna e qualche riflessione sui consumatori finlandesi.

Com’è l’attuale situazione del mercato interno del vino in Finlandia?
Qui siamo molto a nord ed il clima non permette la produzione vinicola. Alcuni appassionati sperimentano piccole produzioni di vino con l’aiuto di serre. A differenza di altri paesi scandinavi come la Svezia, non è nemmeno diffusa la tradizione dell’icewine, però esistono alcune piccole aziende che producono bevande alcoliche a base di frutti di bosco.

Qual è lo stato delle importazioni di vino in questo momento? C’è domanda?
La pandemia ha avuto un impatto significativo, ma con le dovute distinzioni, perché il mercato è sostanzialmente diviso in tre parti. La prima è quella del monopolio ALKO. Solo nelle rivendite gestite dallo Stato i consumatori finali possono acquistare prodotti con gradazione alcolica superiore ai 5,5°. Questo tipo di vendita al dettaglio, dall’inizio del 2020, ha registrato una crescita del 15%.

Purtroppo è una crescita dovuta alla contrazione nella seconda parte del mercato, quella della ristorazione. L’Horeca è andato in crisi, anche se ristoranti e caffè sono stati chiusi poco più di un mese in primavera. Chi ha sofferto di più sono stati i locali grandi, che devono sostenere costi fissi più alti. Take away e delivery hanno contribuito a dare un po’ di ossigeno, ma per via del Monopolio non è consentito acquistare vino dal ristorante se non lo si consuma al suo interno. C’è stato un breve dibattito parlamentare per allargare un po’ le maglie, ma non si è arrivati a nulla. Fortunatamente abbiamo assistito a una breve ripresa quando quest’estate i locali hanno potuto sfruttare terrazze e spazi esterni.

Ma il colpo più duro l’hanno subito i duty free sulle navi. Sembra una bizzarria ma qui è una fetta di mercato molto importante, numerose tratte collegano la Finlandia con la Svezia e l’Estonia. Per i finlandesi è comune acquistare vino e birra a bordo, perché si risparmia parecchio. Con i viaggi tagliati anche del 90%, però, gli importatori che rifornivano solo i duty free sulle navi sono praticamente fermi.

Più facile, con la consulenza Enora

Il mondo parla inglese, ma sogna italiano. Per chi lavora con un simbolo del made in Italy come il vino, le opportunità per conquistare nuovi mercati sono tutte da cogliere. Enora propone consulenze profilate per cantine e consorzi che desiderano esportare i propri vini.

Che ripercussioni ha avuto questa seconda ondata, sia dal punto di vista economico, sia dell’umore delle persone?
Il finlandese non si monta mai la testa, ma allo stesso tempo non si abbatte mai. Aspetto non secondario, qui il lavoro da casa era già un’abitudine consolidata. Ciononostante, il Paese è rimasto scioccato dal lockdown di marzo e aprile. Per quanto drammatico, la scorsa primavera il numero di vittime di Covid è stato piuttosto limitato, 350 morti su 5 milioni di abitanti. Con questa seconda ondata si contano 200 casi al giorno, numeri comunque bassi.

L’estate è trascorsa piuttosto sotto tono, con un costante rispetto del distanziamento. Questo ha contribuito a contenere la diffusione. Allo stesso tempo, il fatto che i finlandesi questa estate non si siano mossi dal paese ha contribuito a sostenere i consumi interni. L’economia nei primi tre trimestri ha avuto il segno negativo, anche se meno di altri paesi europei, mentre per il 2021 e il 2022 è prevista una crescita rispettivamente del 2,6% e 1,7%.

Qual è la percezione del vino italiano e del “prodotto Italia” in genere?
Dal 1995 le nostre etichette non hanno mai smesso di crescere. Quest’anno la vendita di vino italiano ha segnato un +20%, un dato abbastanza in linea con gli aumenti nei consumi. L’Italia è associata alla storia del vino, un paese dove i produttori sono molto legati alla tradizione. Per il mercato finlandese, questo si traduce in due considerazioni: primo, l’immagine dell’Italia del vino attrae uno zoccolo duro di consumatori più maturi che magari viaggiano anche in Langa o in Toscana per scoprire la terra dei vini che hanno provato a casa. Inoltre, molti wine lover finlandesi sono preparatissimi e curiosi di conoscere le decine di vitigni autoctoni ancora poco noti fuori dall’Italia.

Il rovescio della medaglia è che le bottiglie italiane non sono le prime a venire in mente ai giovani finlandesi. Questa è una fetta di consumatori attirata da prodotti innovativi, da storie di imprenditoria coraggiosa o anche da grafiche accattivanti. Un po’ come fanno i produttori del Nuovo Mondo, che non hanno vitigni autoctoni ma danno esattamente questa impronta ai propri prodotti. Penso che per le nostre aziende sia uno spunto su cui riflettere.

Quali sono i principali timori di buyer e importatori rispetto al futuro prossimo e al 2021?
Questo 2020 ha operato una sorta di selezione naturale. Sono andati in crisi gli importatori che avevano già qualche difficoltà o che non erano rimasti al passo con i tempi. Chi invece lavorava bene è rimasto in piedi, pur con il timore che la congiuntura negativa prosegua ancora a lungo. Si spera in qualche passo avanti del Legislatore, per esempio una maggiore libertà nella vendita degli alcolici. Staremo a vedere.

Pensi esistano soluzioni alternative realmente efficaci a un nuovo stallo delle importazioni causa Covid? L’online può essere una risposta e, se sì, in che modo può rappresentare un aiuto per produttori e cantine?
Come ITC dalla scorsa primavera abbiamo organizzato diverse iniziative formative oltre a esperienze B2B online. Mancava il calore degli eventi dal vivo che siamo abituati ad allestire, ma confesso di essere rimasto sorpreso assistendo a videochiamate dove c’erano feeling e risate tra produttore e importatore. È una formula adatta per il primo incontro e magari continueremo a proporla anche dopo questa fase.

La vendita online del vino invece è ancora in fase di sviluppo. Ci sono pratiche burocratiche da sbrigare per via del monopolio Alko e del pagamento delle accise, ma comunque si sta lavorando per rendere il processo molto più snello e lineare. Esistono già gruppi di acquisto di privati e diverse piattaforme online che consentono ad aziende italiane di vendere direttamente ai consumatori finali finlandesi. La previsione è che nel giro di un paio di anni questa pratica diventi sempre più frequente e facile da realizzare, anche perché i finlandesi amano comprare online.