Itinerari nell’Italia dei vini bio e naturali, tra piccoli produttori che fanno squadra sul mercato

Se esiste ancora un’Italia del vino inesplorata, ora c’è una guida per scoprirla. “L’Italia di vino in vino” (Altraeconomia, 176 pagine, 15 euro) è firmato dai giornalisti Luca Martinelli, Sonia Ricci e Diletta Sereni e raccoglie 25 itinerari inediti che collegano piccoli produttori di vini bio, naturali e artigianali.

«Sono itinerari inediti nel senso che prima non erano tracciati sulle carte, li abbiamo immaginati e disegnati noi, a piedi o in bicicletta, scegliendo di privilegiare i territori considerati minori», racconta Martinelli. Classe 1980, i suoi lavori sul legame tra vitigni e paesaggi sono stati pubblicati anche su La Repubblica, Il Manifesto e volumi editi da Altraeconomia. «Oggi questi territori ritornano in vita grazie all’azione del vignaiolo e a nuovi spazi di mercato. All’estero, in particolare, c’è attenzione ai vini naturali» Alcuni dei percorsi suggeriti da Martinelli, Ricci e Sereni si snodano in zone che non hanno bisogno di presentazioni, come la Langa. Ma altre meno note come la Val Camonica o il lago di Bolsena rappresentano una scoperta per molti. Ad accomunare gli itinerari, la lentezza: un requisito per assaporare il viaggio, ma anche il metodo per degustare cosa ha da offrire il territorio.

L’attenzione al territorio premiata dai mercati di Nord America e Nord Europa

«Abbiamo scelto di muoverci a piedi o in bicicletta per avere il tempo di osservare il paesaggio vitato. L’appassionato di vino che segue la nostra guida ritrova lo stesso concetto di lentezza nell’invito a perdersi tra le migliori espressioni vitivinicole di un territorio, o tra le caratteristiche che rendono unica ogni singola azienda. Inoltre abbiamo raccontato un viaggio nel viaggio – prosegue Martinelli – quello tra i vitigni minori che alcune cantine riescono a far emergere, come Grignolino, Aleatico di Gradoli, il Grecomusc’.»

25 OTTOBRE

Una giornata di promozione dedicata ai produttori di vino italiani appartenenti ai principali distretti dell’enoturismo

L’attenzione delle aziende al proprio territorio non è soltanto un impegno al rispetto delle radici, sottolineano gli autori. È anche una strategia che paga in termini economici. «Mercati come il Nord America o il Nord Europa sono alla ricerca di maggiore territorialità, in particolare quando guardano all’Italia. Per fare un esempio non legato al vino: l’export del Parmigiano Reggiano è cresciuto grazie all’introduzione di un marchio di qualità come il Parmigiano Reggiano di montagna. Esistono consumatori interessati a metodi di produzione naturali e si è deciso di soddisfare quel tipo di domanda.»

«I piccoli produttori? Sanno fare rete e si coordinano per partecipare insieme alle fiere»

Martinelli, Ricci e Sereni hanno rilevato questa consapevolezza anche nelle cantine visitate. «Abbiamo visto tanto coordinamento tra aziende, tanta capacità di fare rete, del sano mutualismo. Queste piccole realtà si coordinano per partecipare insieme alle fiere, per consigliarsi e fare squadra a fronte degli eventi estremi che condizionano la conduzione agronomica della vigna.»

“L’Italia di vino in vino” è una guida che fin dalla copertina dichiara il proprio interesse nei confronti del vini biologici e naturali, ma l’intento non è quello di entrare nel merito della questione sulla naturalità del vino. «Quello che ci interessava – conclude Martinelli – era mettere in luce le buone pratiche delle cantine che abbiamo indicato nei nostri itinerari. Ovviamente non diciamo che tutte utilizzino la trazione animale al posto dei motori a combustibile. Ma è importante la loro attenzione alla salubrità del processo agricolo. E sarà un principio sempre più di valore, mentre i cambiamenti climatici diventano sempre più estremi.»